E se domani finisse tutto?
Mario ha un tumore ai polmoni, non sappiamo se ce la farà.
Luigi ha da poco scoperto di avere un particolare melanoma che per una frazione di centimetro non ha contagiato il sistema linfatico.
L’America attacca l'Iran.
La Russia non smette di bombardare l'Ucraina.
Israele e Palestina non accennano a fermarsi.
Ogni giorno siamo circondati di notizie sconvolgenti.
Per ultima, la sorprendente morte di Diogo Jota, calciatore milionario del Liverpool.
Aveva 28 anni.
Io ne ho 30.
Ed essere milionario non l'ha salvato.
Viviamo la vita pensando che domani, quando avremo quella piscina in giardino saremo felici.
Metto da parte più soldi possibili così posso smettere di lavorare tra 20 anni.
Oggi non compro il gelato che mi piace tanto, così tra 20 anni posso comprarmi una vaschetta di gelato.
Rimandiamo la felicità, chi più chi meno, illudendoci di avere tempo.
Ma basta un attimo e non ci saremo più.
L'altro giorno mi sono imbattuto in questa frase:
Ma se domani non potessi più fare quello che fai, saresti comunque fiero di ciò che hai lasciato in sospeso?
È una domanda semplice, ma difficile da rispondere.
Detta in altre parole, se domani fossi costretto a cambiare vita, a interrompere ciò che hai fatto fino ad oggi, saresti comunque fiero di quello che hai fatto fino a quel momento?
Nella mia vita, ci sono stati tanti momenti in cui mi sono ritrovato, dopo mesi se non anni investiti in qualcosa, ad essere insoddisfatto.
Una relazione che mi faceva sentire insicuro.
Un lavoro che non mi impegnava abbastanza.
Un lavoro che mi impegnava troppo.
Oggi è uno di quei momenti.
Ho lasciato un lavoro che ho portato avanti per 4 anni, ma che negli ultimi 12 mesi è stato pesante.
Mi ha stressato molto.
Mi ha portato a dubitare di me.
Ma ho anche imparato tanto.
Non è stato un fallimento.
In ognuno di questi momenti ho sempre fatto una scelta coraggiosa, di cui non mi sono pentito e che mi ha portato a crescere.
Ricordo quando durante il COVID lasciai la mia prima azienda per unirmi ad una startup appena fondata.
Stessi soldi, meno sicurezze, un futuro tutto da scrivere.
Sembrava un salto nel vuoto.
Alle persone intorno a me sembrava una scelta folle.
Magari lo era.
Per farla breve, ho lasciato questa startup dopo 20 mesi, gli ultimi 3 passati senza la certezza di uno stipendio.
Cosa ho fatto dopo?
Un altro salto nel vuoto…per fare una rovesciata nel derby.
E mi sono rotto il polso.
Un mese di gesso, passato senza lavorare.
Una settimana dopo aver aperto la partita IVA.
O “Partita Ivan”, come dicono i miei amici.
È stata una scelta difficile, ma anche molto avventurosa, che mi ha portato a guadagnare molto più di quanto avrei guadagnato se fossi rimasto nel mio primo posto di lavoro.
E al di là del guadagno, ho capito come gestire il rischio.
Sono cresciuto.
Ho conosciuto gente.
Ho visitato posti nuovi.
Fatto diverse esperienze.
Oggi ho fatto un'altra scelta: ho lasciato la startup con cui ho collaborato negli ultimi 4 anni.
Perché voglio cambiare attività.
Perché voglio lanciarmi in un nuovo progetto.
Lanciarmi in qualcosa che sembra irrealizzabile.
Voglio creare un gruppo di persone che scelgono di restare nel nostro territorio e fregarsene se la politica non investe più nelle nostre zone.
Tutto quello di cui abbiamo bisogno ce l'abbiamo già.
Siamo noi.
A venerdì,
Ivan